LAVORAZIONE DEI BORDI E FILETTATURA DEL FONDO

di Emma Draghi Poggi

INTRODUZIONE

La lavorazione dei bordi e la filettatura sono fasi della costruzione estremamente importanti per quanto riguarda l’estetica dello strumento. In particolar modo le punte e le punte del filetto sono tra i primi elementi da guardare per intuire lo stile dell’autore. In passato grandi liutai come Andrea Amati, Guarneri del Gesù e Antonio Stradivari hanno aperto la strada a tre stili intramontabili con i quali, per noi moderni, è inevitabile confrontarsi.

I bordi e i filetti, oltre ad essere elementi ornamentali, hanno ruoli strutturali molto importanti; i bordi infatti hanno una funzione protettiva per le fasce mentre i filetti prevengono la formazione di crepe.
La lavorazione dei bordi e la filettatura possono essere eseguite prima o dopo la bombatura a seconda del metodo che si decide di utilizzare. Nel caso si filetti a cassa chiusa, come sembra volere la tradizione stradivariana (principale sostenitore di questa tesi è Simone Fernando Sacconi ne “I segreti di Stradivari”), potremo finire i bordi e scavare il canale del filetto solo dopo aver terminato bombatura e spessori ed aver chiuso la cassa armonica. Questo metodo però non permette di avere un controllo totale sugli spessori di tavola e fondo e c’è il rischio di “sfondare” la cassa durante la sgusciatura, o perlomeno di arrivare a spessori troppo sottili nell’area dei bordi. Nella mia esperienza ho sperimentato solo il metodo a cassa aperta, che ho trovato molto pratico per diversi aspetti. Oltre a poter misurare l’omogeneità degli spessori della sguscia, con questo metodo la lavorazione dei bordi e dello scavo è facilitata dalla comodità di tenere le tavole appoggiate su un piano. Essendo tavola e fondo non incollate alle fasce possiamo anche tenerle una accanto all’altra per confrontarle agevolmente. 

PRELIMINARI
Dopo aver giuntato il fondo ed averne piallato un lato, si appoggia la corona di fasce sul piano, facendo ben attenzione a centrarla con la mezzeria, per poi bloccarla in questa posizione con dei morsetti.
Alcuni a questo punto procedono con i fori dei chiodini di posizionamento. Essi si usano per stabilire una posizione fissa delle fasce sul fondo facilitando il controllo della distanza del bordo dalle fasce e la fase di incollaggio della chiusura della cassa armonica. Pur non trattandosi di elementi indispensabili per la costruzione dello strumento, i chiodini ricoprono anche un indiscutibile ruolo estetico, come dei nei su un viso. Dove posizionarli, che diametro dargli e quale legno utilizzare sono tutte scelte che fanno parte dello stile personale dell’autore. Non tutti i liutai amano usare i chiodini di posizionamento, e una motivazione è sicuramente la possibilità che questi forzino la giunta provocandone l’apertura. Alcuni, per evitare il rischio, decidono di posizionarli a lato della mezzeria.
Nel caso si decida di utilizzare i chiodini di posizionamento bisogna forare contemporaneamente il fondo e lo zocchetto con un trapano, usando una punta da legno con un diametro compreso tra 1 e 2 mm (il diametro stradivariano è circa 1.75mm). L’operazione va effettuata sullo zocchetto inferiore e su quello superiore stando ben attenti a tenere il trapano perpendicolare al piano delle fasce.
A questo punto, senza togliere i morsetti che tengono la giusta posizione, si traccia sul fondo il contorno delle fasce con una punta da segno affilata e poi con una matita si segna il contorno dei bordi utilizzando una rondella come distanziatore. La distanza fascia/bordo è generalmente di 2.5 mm anche se la misura è soggetta a variazioni a seconda delle esigenze del liutaio. Prima di tagliare il contorno con la sega a nastro è importante ricordarsi di disegnare l’area della nocetta, un rettangolo di 24mmX19mm a partire dalla linea delle fasce è sufficiente nel caso del violino.

BORDI
Quando il contorno è stato tagliato a sega a nastro, ci si avvicina al segno con la raspa mantenendo sempre i bordi in soprasquadra. Impostando il graffietto a 4.5 mm si segna la misura su tutto il contorno fatta eccezione per le punte che vanno tenute più alte, a 5.5mm circa. Durante la sgrossatura a sgorbia della bombatura questi solchi del graffietto verranno “aperti” a metà senza essere eliminati completamente. Si avrà quindi un margine sufficiente in spessore per poi ridefinire meglio il pianetto con una raspa piatta a taglio fine arrivando ad un spessore di 4.2mm (e 4,7 sulle punte). Il pianetto non deve essere troppo largo per evitare di compromettere una buona riuscita della bombatura, 12mm nei polmoni e 8mm nelle CC sono misure sicure per un violino.
Dopo aver definito lo spessore del pianetto si procede con la lavorazione dei bordi curando lo squadro rispetto al piano e mantenendo la distanza dalle fasce segnata a matita.
Nel disegno delle punte si può aumentare liberamente la sporgenza del bordo, allontanandosi a piacimento dal segno per ottenere un risultato slanciato e armonioso. Prima di lavorare le punte a coltello e a lima è utile tracciarne il profilo a matita. Riuscire a disegnare delle belle punte equilibrate è piuttosto difficile, occorre molta esperienza ed aver visto tanti strumenti diversi sapendo interpretare quali particolari dettagli rendono la punta piacevole all’occhio. La ricerca della forma delle punte non sempre raggiunge un’estetica definitiva, il gusto del liutaio infatti spesso cambia nel tempo.
Un elemento sicuramente molto importante nel definire il carattere delle punte è la loro inclinazione, molto accentuata in senso verticale, ad esempio, negli strumenti di Guarneri del Gesù. Se si dovessero disegnare delle punte stradivariane queste dovrebbero essere dirette invece verso un punto sulla mezzeria interno alla zona polmoni, ad esempio a 3/4 cm dalle estremità superiore ed inferiore. La larghezza delle punte è una scelta stilistica personale del liutaio, generalmente varia da 6.5 mm ai 7.5 mm circa. Secondo il gusto di alcuni autori le punte inferiori dovrebbero essere leggermente più larghe delle superiori per dare una sensazione di equilibrio al profilo del violino.
Dopo aver disegnato a matita il profilo delle punte si sgrossano a pialletto i bordi dei polmoni avvicinandosi il più possibile al segno. Per lavorare il contorno in squadra è utile appoggiare su un piano il fondo in modo che risulti leggermente rialzato rispetto al piano in marmo (o in vetro) su cui si fa scorrere il pialletto con la faccia laterale rivolta verso il basso. Questo è un metodo efficace e pratico che mi è risultato molto utile. Per le CC e per le punte invece ci si avvicina al segno con un coltello ben affilato. Si arriva definitivamente al segno di matita con uno smusso fatto a lima, creando una bella linea armoniosa. A questo punto con degli appositi blocchetti in legno con carta vetrata o carta abrasiva metallica (vedi foto) si procede a togliere gradualmente lo smusso lavorando sempre in perfetta ortogonalità.

Quando lo smusso è stato completamente eliminato bisogna controllare che i contorni dei bordi e delle punte risultino armoniosi e senza discontinuità o parti piatte, per far questo è bene guardare il fondo da lontano e girarlo per studiare entrambe le facce. Quando si è soddisfatti del risultato, è possibile effettuare la finitura con dei blocchetti a grana fine.

FILETTATURA
Una volta impostata a sgorbia la sguscia fino ad uno spessore di circa 3.4 mm nelle CC e 3.1 mm nei polmoni (tenendo abbondante di qualche decimo la zona vicina alla nocetta per non indebolire troppo l’area) si può passare alla filettatura.
Esistono più metodi per filettare e molto dipende anche dall’attrezzo che si decide di usare. Esistono infatti due tipi di filettatore, quello a due lame e il monolama; io ho avuto modo di provarli entrambi, attualmente preferisco lavorare con i bilama ma riconosco che anche l’altro tipo offre molti vantaggi.
Qualunque filettatore si usi per prima cosa va impostata la distanza tra il nero esterno del filetto e il bordo, che è sempre circa 4 mm ma può variare leggermente a seconda della grandezza delle punte. Un buon metodo per stabilire la posizione del braccio del filettatore è individuare una distanza che se segnata sui tre lati della punta (i due curvi e quello dritto) crei un unico incrocio dei tratti. Una volta stabilita la posizione definitiva del braccio del filettatore si procede con la filettatura vera e propria.
E’ decisamente più semplice tracciare il solco con continuità e creare una linea armoniosa avendo un’unica lama piuttosto che due. Per aiutare questo movimento fluido si può usare il sapone di Marsiglia o la paraffina strofinata sul pianetto e sul bordo. Tenere il filettatore saldamente con la mano e muoverlo per tratti molto corti, quasi puntini, aiuta ad ottenere un buon risultato pulito. Alcuni maestri ritengono che la linea esterna sia la più importante a livello visivo, per questo preferiscono tracciarla per prima nel caso si usi il monolama. Infatti per l’occhio è molto più semplice controllare se la distanza con il bordo è costante guardando il nero esterno rispetto a quello interno. Con il bilama invece è importante porre molta attenzione nel segnare il solco correttamente, operazione che risulta più difficile rispetto al monolama.
Con il filettatore ad una lama è possibile arrivare direttamente alla profondità finale del canale in modo da non dover quasi ripassare con il coltello prima di liberare il canale con il bedano. In questo modo non c’è il rischio di uscire fuori dal solco con il coltello. Usando due lame, dopo aver segnato il solco in superficie, si ripassa con il bisturi arrivando alla profondità necessaria (circa 1 mm dovrebbe bastare se si lavora con la sguscia già fatta). Anche in questo passaggio è consigliato l’uso di sapone o paraffina che rende fluido il movimento del coltello. Per quando riguarda il
bisturi può essere utile accorciare a mola la lama in modo che non si fletta troppo sotto la pressione della mano. Penso sia importante per un risultato pulito della filettatura arrivare a coltello alla profondità definitiva prima di scavare con il bedano, ripassare successivamente con lo scavo già libero vorrebbe dire rischiare di uscire dal segno con la lama che non è vincolata lateralmente dalle pareti del legno.
Per la linea vicina alla nocetta si può appoggiare la tavola sul fondo come guida per il coltello o usare un modellino sagomato in formica o plexiglass, personalmente penso che quest’ultimo metodo sia il più sicuro per una buona riuscita.
Se si usa il monolama, prima di passare alla linea interna, ci si assicura spostando il filettatore con gesti molto ampi che non ci siano imperfezioni o discontinuità. Questo garantisce che il solco abbia un bell’andamento fluido e che non dovremo più ritoccarlo. Giunti a questo punto del lavoro possiamo spostare la lama stando ben attenti, magari provando anche su altri pezzi di legno, ad impostare la distanza giusta che calzi bene con il filetto. E’ sempre meglio avere un canale leggermente troppo largo che troppo stretto, nel secondo caso infatti il filetto con l’incollaggio tenderà a gonfiarsi seguendo, e quindi evidenziando, eventuali imperfezioni. Un filetto “rilassato” e non compresso risulta all’occhio più armonioso. Questo vale ovviamente anche per il bilama, in questo caso è consigliabile fare delle prove preventive per raggiungere la misura ottimale tra le due lame, usando come distanziatori dei foglietti di carta.
Quando anche la linea interna sarà segnata è molto probabile che usando il filettatore a una lama otterremo un canale non omogeneo in larghezza, e questo è uno dei motivi per cui attualmente preferisco usare, invece, due lame. Indipendentemente dall’attrezzo usato, una volta che linea esterna ed interna sono arrivate alla profondità desiderata, è il momento di scavare con il bedano. In questo passaggio non si incontrano molte difficoltà, bisogna stare attenti principalmente a non approfondire troppo lo scavo e a non danneggiare le pareti laterali.
Liberato il canale e piegati i filetti, ci si occupa di adattare perfettamente questi due elementi tra loro. Infatti sia il canale che il filetto, specialmente se artigianale, possono avere larghezze e spessori irregolari. Se c’è la necessità di fare qualche modifica al canale è bene ritoccare la linea interna (sempre per il discorso dell’effetto visivo di cui ho parlato prima) correggendola con il coltello o con la parte laterale del bedano.
La scelta del filetto è un elemento importante nella determinazione dello stile dell’autore. Ne esistono molti tipi diversi partendo già solo dal legno che viene usato per realizzarli. Per il nero i materiali più usati sono l’ebano, l’acero e il pero mentre per il bianco interno generalmente si trova il pioppo, l’acero e il pero (nel caso si volesse una tonalità più scura). Esistono anche filetti in fibra, risultano molto facili da piegare ma ovviamente perdono in qualità del materiale. Un’altra differenza molto importante che si ha tra i vari tipi di filetto è lo spessore dei neri e del bianco. Un filetto “standard” misura in larghezza circa 1.2 mm di cui 0.6 mm di bianco e 0.3+0.3 mm dei neri esterni. Si possono trovare però numerose altre varianti a seconda dello stile e dell’effetto che si vuole ottenere. Molti liutai amano realizzare loro stessi i filetti che useranno, in questo modo possono scegliere con totale libertà il materiale, la colla, gli spessori dei vari strati e i coloranti da usare per il nero; in ogni caso si otterranno dei filetti non perfetti nella costanza degli spessori del filetto e dei singoli strati, risultato comunque desiderabile secondo molti.
Tornando alla filettatura, dopo aver scavato il canale e piegato a caldo i filetti non rimane altro se non occuparsi delle punte.

Violin corner by Emma Draghi Poggi

Esistono molti metodi per segnare le punte. C’è chi le incide a mano libera con il coltello, senza neanche fare un disegno preparatorio e chi ad esempio preferisce la tecnica che prevede l’uso di una sgorbia per tracciare un arco di circonferenza perfetto. Tra i tanti modi differenti che esistono, il metodo che ad oggi preferisco è quello che mi ha brevemente illustrato la liutaia Adele Sbernini. Lei segna la linea della punta a filettatore incidendo tanti piccoli puntini e spostando gradualmente il braccio e quindi la lama. Può essere utile avere un disegno a matita da seguire per essere sicuri di non eccedere nello spostamento del braccio del filettatore. Questa procedura permette di disegnare una linea molto coerente con la punta del violino anche se richiede tempo e tanta attenzione. Secondo me il risultato finale compensa la fatica.
Liberato con il bedano anche il canale delle punte si comincia il taglio delle punte del filetto utilizzando un coltello affilatissimo e dalla sagomatura leggermente curva. Per prima cosa taglia il filetto proveniente dal polmone per poi occuparsi di quello della C. I bianchi e i neri devono coincidere perfettamente; per ottenere questo risultato ci si può aiutare con una lente d’ingrandimento. Alcuni liutai preferiscono le punte del filetto senza baffo, secondo me invece prolungare leggermente il nero del polmone aiuta a slanciare la punta, ovviamente senza eccedere.

Violin purfling by Emma Draghi Poggi

A questo punto la filettatura è pronta per essere incollata e se ogni fase è stata eseguita con dedizione questo passaggio risulterà molto facile. Anche in questo caso si può scegliere tra le tantissime procedure possibili, io descriverò quella che ho trovato più pratica e sicura.
Si inizia bloccando la punta superiore con un goccio di colla, dopodiché si estrae delicatamente l’altra estremità della C alzandola delicatamente aiutati dalla punta di un coltello. Con una pipetta contagocce si applica nel canale della C la colla stando ben attenti a non farla entrare nella punta inferiore fermandosi a 4/5 mm. Questa accortezza serve ad evitare che la punta del filetto proveniente dal polmone si imbeva di colla senza che sia già immessa anche l’estremità della C. Come prima cosa si inserisce la punta per poi introdurre il resto della C premendo con le dita. Per essere sicuri che il filetto sia entrato completamente nel canale inizialmente lo si pressa con un martellino dalla testa arrotondata per poi martellare delicatamente facendolo assestare definitivamente. Si blocca la punta inferiore con una goccia di colla e si passa all’altro lato del violino ripetendo le stesse operazioni. Per incollare la zona dei polmoni bisogna alzare il filetto senza estrarre le punte (già incollate), disporre la colla nel canale con la pipetta e martellare con delicatezza per assestare il tutto. E’ importante pulire bene il fondo dalla colla prima che si secchi. Può essere utile fissare il fondo su un piano durante l’asciugatura per prevenire eventuali deformazioni.